Hidden Histories 2022

Dal 06 giugno torna Hidden Histories, programma di pratiche performative nello spazio pubblico della città di Roma. Curato da Sara Alberani e Marta Federici, con Valerio Del Baglivo, il progetto è pensato come piattaforma di ricerca e produzione artistica site-specific e mira a ridiscutere criticamente l’eredità storico-artistica cittadina, adottando approcci e metodi del pensiero decoloniale.

In questa terza edizione il focus resta quello dello spazio pubblico, una dimensione che a Roma è strettamente connessa alle nozioni di patrimonio, conservazione, restaurazione, monumentalità, e che include collezioni, archivi, oggetti ancora letti e valorizzati all’interno di un canone bianco, patriarcale ed eteronormativo. 

Il sottotitolo di Hidden Histories 2022 Trovare le parole / Finding the words prende le mosse da un’espressione della teorica femminista Sara Ahmed, contenuta nel libro Living a Feminist Life (Duke University Press Books, 2016), e pone l’attenzione sulla dimensione linguistica come spazio fondamentale in cui agire per dichiarare ciò che non è visualizzato e riconosciuto all’interno della società come violento, razzista e sessista. Come affermato da Ahmed, trovare le parole significa dare un nome ai problemi con cui ci troviamo a confrontarci e “permette alle cose di acquisire una densità sociale e fisica, raccogliendo in una forma tangibile quelle che altrimenti sarebbero rimaste esperienze sparse”. 

Nelle parole delle curatrici Sara Alberani e Marta Federici “Hidden Histories 2022 agisce attraverso le pratiche e i discorsi delle artiste/i coinvolte/i, che aprono percorsi di riappropriazione e risignificazione di luoghi della città dai quali le comunità sono state allontanate. In maniere diverse tra loro, gli interventi rilevano e analizzano i processi di invisibilizzazione e rintracciano storie e voci marginalizzate per farle uscire nello spazio pubblico, come avviene nel lavoro di Iván Argote con i bambini del quartiere Esquilino; oppure rileggono criticamente espressioni comuni, quali il “dolce far niente” di Autumn Knight, che con la sua performance a Palazzo Altemps ci parla di corpi razzializzati e strategie di sopravvivenza. Dora Garcia dà invece voce a libri e testi che sono stati oggetto di censura nel corso della storia, attraverso un public program che nasce da uno studio degli archivi della Biblioteca Casanatense. Infine, Adelita Husni-Bey propone un laboratorio collettivo che parte da un’analisi delle collezioni dell’ex Museo Coloniale, entrate a far parte delle collezioni del Museo delle Civiltà di Roma e attualmente in corso di una serie di attività di ricerca.

Tutti gli eventi sono ad accesso libero e gratuito.

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